venerdì 3 agosto 2012

 
Elizabeth Lee
An Eclection - Songs from the Kitchen to the Attic
[
Elizabeth Lee 2009
]



An Eclection (sottotitolo: Songs from the kitchen to the attic) nasce dall'incontro di Elizabeth Lee, bella texana con l'amore per il blues nel sangue ed un'evidente voglia di sperimentazione nella mente, con Lorenzo Bertocchini, uno dei più interessanti artisti tra quanti, in Italia, fanno rock guardando agli States come principale fonte di ispirazione, qui in veste di autore. Le premesse per un buon disco, quindi, c'erano tutte: da una parte l'abilità di Bertocchini nel comporre canzoni nelle quali l'amore per il rock di matrice americana, Bruce Springsteen ed Elliott Murphy su tutti, si mescola efficacemente con influenze folk, country e persino reggae, e dall'altra la capacità della Lee di sperimentare nuovi percorsi nell'ambito del blues americano.
Le aspettative, purtroppo, vengono in parte deluse, e se il brano iniziale del disco, One Thing (Left To Do), è un solido blues acustico che, pur nella sua semplicità e nella sua assoluta fedeltà alla tradizione, si lascia ascoltare con piacere, il secondo brano, Always On My Mind, ci fa credere che un folletto dispettoso abbia cambiato il cd nel lettore, sostituendo quello di blues che stavamo ascoltando con un altro preso a caso dallo scaffale "easy listening più melenso". Drum machine, sintetizzatori, voci vellutate, una chitarra che sa tanto di George Benson: se questa è la nuova via del blues preferisco ascoltare Robert Johnson a vita. Il brano seguente, And We Drove, riporta il disco in sentieri meno indigesti per il sottoscritto: una rock song dai suoni forse un po' troppo levigati ma impreziosita da un felice ritornello che resta a lungo in mente, ed ancora meglio riesce a fare Nightwalks And Dreams, un brano che sembra uscito dalla penna di Elliott Murphy e che avevamo già sentito, cantato dall'autore e dai suoi Apple Pirates, in una compilation dedicata ad artisti varesini. Take Me With You, una morbida ballata cui avrebbe giovato, a mio parere, un arrangiamento meno patinato, riporta il disco in ambiti più leggeri, sensazione che viene confermata dall'ascolto della poppeggiante I'll Try To Be Myself, il brano meno convincente dell'intero lavoro per qualità, strumentazione ed arrangiamento.
Fortunatamente non tutto il lavoro si muove in ambiti mainstream, e l'ascolto dei restanti brani contribuisce a riportare il disco a livelli dignitosi (la mossa Rain In Rome, la pianistica Payphones ed il duetto con lo stesso Bertocchini Being A Woman, Being A Man) e persino a piazzare un paio di ottimi colpi (Won't Be There, che ha il vigore della migliore Lucinda Williams, e la conclusiva Big Blue Ocean, sghemba filastrocca per voce, harmonium e flauto). E' lecito domandarsi se questo stare in bilico tra blues/rock più tradizionale e tentazioni pop sia una precisa scelta stilistica o sia, più semplicemente, figlia dell'incertezza di un'artista che non ha ancora deciso quale sia la propria strada ma, in ogni caso, An Eclection è un disco che, mancando di una propria personalità, non riesce a soddisfare pienamente né chi è legato ad una visione intransigente della musica "americana" né chi, al contrario, ama i suoni di plastica di un certo pop da classifica.
(Silvano Terranova)

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